Matera, 2 marzo 2013 info@shantena.com, www.shantena.com
Anima mundi
Il tipo di mente che caratterizza le culture antiche e tradizionali è stato descritto dall’antropologo francese Levy-Bruhl come participation mystique (partecipazione mistica): è un atteggiamento in cui l’io, l’identità individuale, non ha confini netti, bensì è fusa con il suo ambiente cosicché coscienza e mondo sono profondamente connessi (Lucien Levy-Bruhl, La mentalité primitive, Alcan, Paris, 1922). In queste visioni del mondo la coscienza non
è un attributo esclusivo del soggetto pensante: essa permea ogni cosa, è presente ovunque. L’intero mondo è animato, ha un’anima. Nell’antica Grecia, ad esempio, le sorgenti erano ninfe, gli alberi driadi, i venti e i fiumi avevano le loro specifiche divinità, ecc.
In queste culture ogni atto della vita quotidiana, come cacciare, raccogliere, preparare il cibo o costriuire un rifugio implica entrare in relazione con varie forme di coscienza, entrare in un dialogo con l’altro, dove l’altro è vivo e cosciente quanto noi stessi.
Pertanto, ad esempio, è essenziale per il cacciatore parlare con la sua preda: non solo ucciderla, ma conquistarla come cibo per sé e per la sua famiglia, così come un giorno la loro stessa vita diverrà cibo per altre forme di vita. Perciò ogni atto della vita quotidiana è sacro, ogni atto è parte dello stupefacente mistero del cerchio della vita. L’essere umano è immerso in un cerchio di vita che percepisce come perfino più reale della propria esistenza individuale.